Il Consiglio federale disconosce la necessità di inquadrare a livello giuridico il diritto a un’educazione non violenta
Le esperienze nei Paesi limitrofi dimostrano che per sradicare l’uso della violenza nell’educazione di un bambino servono entrambe le cose: un quadro legislativo inequivocabile e una conseguente azione di sensibilizzazione. Protezione dell’infanzia Svizzera ritiene che non si possa più lasciare margine d’interpretazione quando si tratta di violenza sui bambini. L’educazione non violenta dev’essere inequivocabilmente sancita per legge.
Il diritto di correzione dev’essere definitivamente abbandonato
Dopo le modifiche apportate al CC nel 1978, il «diritto alla correzione» dei genitori non permane più a livello legislativo. Tuttavia, nel messaggio relativo alla modifica fu allora constatato che nella violenza in ambito domestico fosse «compreso anche il diritto di correzione nella misura in cui l’educazione del figlio lo esige». Venne quindi ritenuto che un certo grado di violenza fisica o psicologica in ambito educativo fosse necessario e consentito – aspetto che continua a esistere ancora oggi in assenza di diversa regolamentazione normativa. La visione secondo cui la correzione risulta necessaria è un retaggio del passato e va confutata. «L’inquadramento giuridico del diritto a un’educazione non violenta sarebbe una dimostrazione ufficiale del fatto che la violenza nell’educazione non deve essere ammessa» afferma Yvonne Feri, Consigliera nazionale e Presidente di Protezione dell’infanzia Svizzera.
Secondo uno studio attuale (Università di Friburgo, 2022) sul comportamento punitivo dei genitori, il 12% cambierebbe il proprio atteggiamento educativo, se il diritto a un’educazione non violenta fosse stabilito per legge. Da ciò si evince che, per quanto il Consiglio federale reputi chiara la legislazione, la popolazione non ritiene lo sia altrettanto.
Gli episodi di violenza fisica e psicologica sui bambini fanno ancora parte della quotidianità in Svizzera – tuttavia è possibile influenzare il comportamento educativo
Protezione dell’infanzia Svizzera si batte da anni contro la violenza nell’educazione, ad esempio promuovendo campagne di prevenzione e sensibilizzazione sul territorio nazionale. A partire dal 17 ottobre, Protezione dell’infanzia Svizzera richiama l’attenzione in merito al problema presentando cifre concrete ricavate da uno studio attuale (Università di Friburgo, 2022) sul comportamento punitivo dei genitori.
Si evidenzia che gli atteggiamenti e il comportamento dei genitori possono mutare. «Chi percepisce le forme di violenza come proibite, è propenso a usarle meno», sostiene Regula Bernhard Hug, Direttrice di Protezione dell’infanzia Svizzera.
Nel rapporto sul Postulato, il Consiglio federale ritiene che servano azioni di prevenzione e di sensibilizzazione e che sancire un’educazione non violenta all’interno del CC sarebbe d’aiuto. Il bene del bambino e le proposte di sostegno potrebbero così tornare ad essere la priorità. Esistono molti motivi per sancire per legge un’educazione non violenta e, al contrario, nessuno per rifiutare di farlo.
Sancire per legge l’educazione non violenta è un segnale forte. Non farlo lo è altrettanto!
I prossimi passi
Il 3 novembre, la Commissione degli affari giuridici del Consiglio degli Stati entrerà nel merito del rapporto e della mozione Bulliard 19.4632. Quest’ultima esige di sancire il diritto a un’educazione non violenta all’interno del CC. Il Consiglio degli Stati potrebbe prendere una decisione definitiva sulla mozione già nel corso della prossima sessione invernale. Protezione dell’infanzia Svizzera si impegna a garantire che il Consiglio degli Stati riconosca la necessità di inquadrare giuridicamente il diritto a un’educazione non violenta e agisca di conseguenza.
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Rapport du Conseil fédéralPDF 0.6 MB
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Comunicato stampa: Dritto educazione non violentaPDF 0.1 MB
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