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Sharenting: la vita privata viene prima di un like

Un genitore su dieci posta regolarmente immagini dei propri figli online. A farlo sono soprattutto i genitori più giovani. È quanto mostra l’ultima rilevazione dell’Università di Friburgo su incarico di Protezione dell’infanzia Svizzera. Grazie alla campagna «Condividi momenti, non fotografie coi figli», Protezione dell’infanzia Svizzera intende sensibilizzare circa i pericoli dello «sharenting».

La prima rilevazione dati per la Svizzera

Per la prima volta, la Svizzera dispone di cifre concrete relative allo sharenting («to share» / «parenting»). Su incarico di Protezione dell’infanzia Svizzera, l’Università di Friburgo ha interpellato 1605 mamme e papà sul loro comportamento rispetto alla condivisione di immagini e video dei figli. I risultati mostrano che la frequenza con cui i genitori postano dipende molto dall’età degli stessi e dei figli. Circa un terzo dei genitori che postano a cadenza settimanale ha meno di 35 anni e circa il 50% dei genitori che condividono su base settimanale rientra nella fascia tra i 36 e i 40 anni. In linea di massima, i genitori più giovani hanno figli più piccoli; ecco perché le immagini/i video di bambini piccoli vengono condivisi con una frequenza nettamente superiore sui social media rispetto al materiale che ritrae bambini più grandi. Inoltre, appena il 45% dei genitori interpellati ha ammesso di non chiedere l’autorizzazione ai propri figli prima di postare le foto, nonostante ogni bambino abbia diritto alla privacy e alla propria immagine.

«Condividi momenti, non fotografie coi figli»

Tramite la campagna nazionale online «Condividi momenti, non fotografie coi figli», Protezione dell’infanzia Svizzera ricorda che postare immagini di bambini sui social media non genera solo like, ma anche rischi. Tra i pericoli più frequenti citiamo, tra gli altri, l’impossibilità di tracciare le foto una volta postate, l’identità digitale involontaria dei bambini, il rischio di cybergrooming o sextortion, il possibile utilizzo improprio delle immagini per azioni di (cyber)bullismo e, nella peggiore delle ipotesi, l’arrivo nella darknet. Occorre prestare attenzione anche all’impiego degli hashtag: utilizzandoli, infatti, è più semplice trovare immagini specifiche di bambini con il rischio che molte delle foto postate originariamente sui social media vengano utilizzate a scopi impropri.

Sì alle foto, prudenza nella condivisone

I genitori e le persone di riferimento possono contribuire a proteggere i bambini ponendosi le seguenti domande prima di pubblicare qualunque immagine che li ritragga: il bambino è messo in pericolo dall’immagine? Viene messo in ridicolo? Il bambino è ritratto in una situazione intima? Il volto del bambino è visibile? Se a tutte queste domande si può rispondere con un chiaro «no» e si ha anche il consenso della persona ritratta (nel caso di bambini piccoli, spetta ai genitori e ai responsabili legali prendere la decisione più appropriata per il bene del bambino), allora i requisiti per postare immagini su Internet sono soddisfatti. In caso di dubbio, si dovrebbe sempre rinunciare a postare la foto nell’interesse del minore.

A questo link trovate ulteriori informazioni e una check-list sulla pubblicazione di foto/video di bambini.

I video della campagna possono essere scaricati qui.