Punti di vista di Mischa Oesch
Da oltre vent’anni ascolto i racconti dei bambini vittime di abusi. Dopo aver lavorato cinque anni in una Casa delle donne, da 17 sono attiva nel gruppo di protezione dell’infanzia dell’Inselspital di Berna, dove in caso di sospetto di abusi sui minori valutiamo la situazione fornendo la nostra consulenza: parliamo con i bambini, chiediamo loro di raccontarci quello che hanno vissuto e documentiamo eventuali tracce di violenza. A mandarci i bambini sono sia i detentori dell’autorità parentale che i professionisti, come i rappresentanti delle autorità civili, le autorità penali, i pediatri o gli operatori sociali attivi nelle scuole. Di solito i bambini non capiscono perché vengono picchiati, stretti al collo o presi a calci, non si spiegano cos’hanno fatto di male e non riescono a comprendere la violenza. In quei momenti i genitori non si rendono conto che con le punizioni corporali i loro figli non si comportano meglio, non vanno meglio a scuola e non commettono meno errori. I bambini che piangono in continuazione, quelli che soffrono di ADHD o che vivono in un ambiente familiare difficile possono mettere a dura prova i nervi di qualsiasi genitore. Non c’è nulla di cui vergognarsi, i genitori non devono venire stigmatizzati e la situazione non va tabuizzata. L’importante è che cerchino quanto prima un aiuto a bassa soglia, che riescano a parlare con i loro amici per rendersi conto che a volte ci si può sentire stressati, spazientiti e sopraffatti dagli eventi, e che la casa perfettamente in ordine o la torta fatta in casa possono anche aspettare.
Mischa Oesch
psicologa e psicoterapeuta FSP e psicologa dell’emergenza certificata FSP e RNAPU