Per stabilire che cosa rientra nel concetto di violenza in ambito educativo vanno considerati numerosi fattori, per esempio i valori nelle famiglie e nelle società, le norme culturali e le leggi di un determinato Paese. Non stupisce, quindi, che esistano diversi punti di vista e definizioni, soprattutto per il concetto di violenza in ambito educativo. Noi suddividiamo la violenza in ambito educativo nelle seguenti quattro categorie:
Violenza fisica
Secondo lo studio di Schöbi et al. (2017) commissionato da Protezione dell’infanzia Svizzera, la violenza fisica è un’aggressione o un sopruso per il corpo e la psiche, ovv. un atto che viola l’integrità fisica del bambino. Rientrano nella violenza fisica azioni come
- picchiare in generale
- scuotere (bebè e bambini piccoli)
- spintonare
- prendere a calci
- prendere a pugni
- colpire con oggetti
- tirare i capelli
- percuotere con i pugni o con oggetti
- sbattere la testa contro una parete
- bruciare (p.es. con sigarette)
- strozzare
Purtroppo in Svizzera alcune forme di violenza fisica sono tollerate dalla società e considerate «metodi educativi normali». Rientrano tra questi gli schiaffi, le sculacciate, ma anche lo scuotere, spintonare, immobilizzare, tirare le orecchie/i capelli, fare una doccia fredda e dare pizzicotti.
Spesso i maltrattamenti fisici lasciano segni visibili come fratture, bruciature, tagli, punture, contusioni, emorragie interne. Queste forme di violenza necessitano quasi sempre di cure mediche e di norma non sono accettate dalla società.
Violenza psicologica
Secondo Schöbi et al. (2017), la violenza psicologica è più difficile da definire di quella fisica, perché è meno visibile. Tuttavia, per i bambini colpiti può avere conseguenze molto forti, che possono durare tutta la vita, soprattutto se perpetrata regolarmente. La violenza psicologica nei confronti dei bambini si manifesta molto spesso sotto forma di asserzioni, aggressioni verbali o gesti non verbali, per esempio:
- minacciare
- umiliare
- sminuire
- disprezzare
- respingere
- incutere paura
- esporre allo scherno
- togliere l’affetto
Anche esporre i bambini alla
violenza fisica domestica rientra in questa categoria, perché i bambini ne sono vittime anche se la violenza non è perpetrata direttamente su di loro.
Negligenza
Si parla di negliegenza quando i bisogni fondamentali del bambino, come cure, nutrimento o affetto vengono trascurati consapevolmente o inconsapevolmente.
Se questi bisogni elementari non vengono soddisfatti per un tempo prolungato, le conseguenze sulo sviluppo psicologico, mentale e fisico del bambino possono essere gravi. Sono casi di negligenza ad esempio se bambini non ricevono abbastanza nutrimento, cure, incoraggiamento, assistenza sanitaria, vigilanza o protezione dai pericoli, o ne sono del tutto privi. Più i bambini sono piccoli e maggiore è il rischio di danni fisici e psicologici permanenti. Ciò riguarda anche il pericolo di conseguenze gravissime o mortali della negligenza.
La negligenza si manifesta in tutti gli strati sociali. È spesso originata da preoccupazioni finanziarie, problemi di coppia o maltrattamenti che i genitori hanno a loro volta sperimentato nell’infanzia. Il conseguente sovraccarico ed esaurimento può sfociare rapidamente in un comportamento apatico, da cui deriva la negligenza nei confronti del bambino. Entrambe le forme di negligenza, quella fisica e quella emotiva/psicologica, si manifestano spesso mischiate tra di loro.
La violenza sessuale sui minori
Per violenza sessuale si intende qualsiasi atto sessuale con o senza contatto fisico commesso da una persona nei confronti di un’altra, sfruttando la propria posizione di potere.
La violenza sessuale a danno dei minori comincia spesso con gesti sessualizzati, che sfociano prima o poi in atti sessuali. Può protrarsi fino all’età adulta. La violenza sessuale sui minori è un maltrattamento passibile di pena! Maggiori informazioni in merito si trovano alla
pagina tematica.