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Il Consiglio degli Stati abbandona a se stessa la prossima generazione

Il Consiglio degli Stati ha perso l’occasione per rendere finalmente efficace la lotta alla violenza sessualizzata su bambini e adolescenti in Internet. A differenza del Consiglio nazionale, ha respinto oggi due mozioni normative per una strategia nazionale e un piano d’azione nazionale. A fronte dell’impennata di reati sessuali online nei confronti di bambini e adolescenti, Protezione dell’infanzia Svizzera non comprende assolutamente il perché di tale respingimento.

In Internet, bambini e adolescenti sono esposti quotidianamente a violenza sessualizzata. Secondo cifre aggiornate, quasi il 50% di tutti gli adolescenti è stato vittima almeno una volta di molestie sessuali online. La metà delle ragazze è già stata invitata, in un’occasione, a inviare foto sessualizzate di sé da una persona sconosciuta. Come nella vita reale, anche in Internet è compito della società e dell’apparato politico proteggere i minori. Il Consiglio nazionale lo ha riconosciuto approvando, nella sessione estiva del 2022, le due mozioni per una strategia nazionale e un piano d’azione nazionale (Mozione Feri [20.4084] e Mozione Bulliard [19.4349]).

Malgrado l’aumento dei casi, la protezione dei minori è quasi inesistente

Il Consiglio degli Stati non vede purtroppo alcuna necessità di agire in questo senso e, il 15 giugno 2023, ha respinto entrambe le mozioni. Se le avesse accolte, tutti gli attori si sarebbero mossi nella stessa direzione al fine di migliorare la protezione di bambini e adolescenti dalla pedocriminalità online. Perché il Consiglio degli Stati nega alla prossima generazione la protezione in Internet, malgrado il consumo di immagini e video con contenuti pedocriminali negli ultimi anni sia fortemente aumentato? «Stando alle dichiarazioni delle autorità di perseguimento penale, in Internet, tra il primo contatto di un pedofilo con una persona minorenne e il primo commento con riferimento sessuale trascorrono in media tre minuti», sostiene Regula Bernhard Hug, direttrice del segretariato generale. Perché il Consiglio degli Stati, pur essendone a conoscenza, non abbia voluto lanciare qui un importante segnale, ci è incomprensibile. Considerato anche il fatto che le discussioni sulle immagini generate artificialmente (IA) e i metaversi sono appena cominciate.
 
Il perseguimento penale da solo non basta
Nella dichiarazione con cui respinge le mozioni, il Consiglio degli Stati fa riferimento alla buona collaborazione tra la Confederazione, i Cantoni e l’estero. Protezione dell’infanzia Svizzera accoglie con soddisfazione i più recenti successi in ambito di perseguimento penale come ad esempio quelli conseguiti nei Cantoni Argovia e Lucerna. Successi di questo tipo vengono però conseguiti quando il reato ai danni dei minori è già stato perpetrato. Accontentarsi di tali successi ci pare quindi sbagliato. Con le misure esistenti, solo una frazione degli atti di violenza sessualizzata nei confronti di minori viene portata alla luce dalle autorità di perseguimento penale e i responsabili consegnati alla giustizia.
 
L’Unione europea affronta questo problema adottando già un approccio strategico, con le autorità di perseguimento penale e gli organi di prevenzione che si occupano congiuntamente dei problemi del futuro. Nel rapporto recentemente pubblicato del Consiglio federale concernente la protezione dei minori dai reati sessuali online («Schutz von Kindern und Jugendlichen vor Cyber-Sexualdelikten») dell’11 gennaio 2023 (non disponibile in italiano), un gruppo di esperti richiede un approccio di questo tipo anche per la Svizzera.


Respingendo le mozioni, il Consiglio degli Stati perde adesso l’opportunità di avviare i necessari miglioramenti in ambito di protezione dei minori dagli atti di violenza sessuale in rete. Di questo siamo molto spiacenti. Per quanto ci riguarda, noi di Protezione dell’infanzia Svizzera continueremo ad impegnarci per una protezione a tutti gli effetti dei nostri bambini e giovani. Perché se non vuole restare indietro, la Svizzera deve agire.