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La violenza in ambito educativo

Due cose sono particolarmente importanti per lo sviluppo del minore: radici e ali. Per radici si intende un terreno sano e fertile in cui far crescere i bambini; le ali indicano le prospettive e possibilità di progredire e planare "nel mondo", in un mondo "leggero".

Alla base di tutto questo c’è un rapporto di affetto nei confronti dei genitori e delle altre persone di riferimento, caratterizzato da attenzioni, fiducia, rispetto e affidabilità. Purtroppo molti bambini non ricevono queste cose in misura sufficiente: anziché potersi sviluppare liberamente, sperimentano la violenza nelle sue forme più diverse.

Già i casi noti fanno paura

In numerose famiglie svizzere, le punizioni che danneggiano la psiche e il corpo fanno ancora parte della realtà quotidiana, e in molti casi sembrano far parte dell’educazione. In Svizzera oggi quasi la metà di tutti i bambini sperimenta la violenza nell’educazione. Nel 2021, 1656 bambini sono finiti al pronto soccorso pediatrico degli ospedali a causa di "misure educative". Sono cifre che devono risvegliare l’attenzione.

L’educazione è un fatto privato, la violenza sui bambini no.

L’educazione non violenta non è sancita dalla legge

Noi vogliamo che i bambini crescano senza violenza, in sicurezza, nel rispetto e nella tolleranza. Niente giustifica la violenza sui bambini, che deve essere condannata dalla società. 

Nella legislazione svizzera non esiste un divieto delle pene corporali se queste non provocano danni evidenti. Ciò significa, implicitamente, che sono consentite. La giurisprudenza del Tribunale federale ha confermato questa conclusione, in quanto reputa che le punizioni corporali in ambito familiare non sono atti di violenza fisica se non oltrepassano un certo grado accettato dalla società e se la punizione non si ripete troppo spesso (DTF 129 IV 216DTF 117 IV 14). Tuttavia, non è possibile definire facilmente un "certo grado accettato dalla società", poiché le diverse generazioni, comunità e gruppi socioeconomici non sono concordi in merito al grado di punizione corporale accettabile. Questa gestione comporta quindi un’incertezza giuridica e alla fin fine fa sì che un bambino su venti sia vittima di punizioni corporali in casa e che addirittura uno su quattro subisca spesso violenze psicologiche.

Ogni bambino ha il diritto di essere protetto dalla violenza. Ciò è previsto dall’articolo 19 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia. La Svizzera ha ratificato questo accordo nel 1997 e si è impegnata a rispettarlo. A tal fine è necessario che la legge sancisca il diritto dei bambini a un’educazione non violenta.

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L’impegno di Protezione dell’infanzia Svizzera

«Idee forti: c’è sempre un’alternativa alla violenza» è una campagna di sensibilizzazione sulla violenza in ambito educativo, condotta da diversi anni in tutta la Svizzera.